Commedia brillante in tre atti scritta da Egidio Pucci, mio nonno materno, messa in scena dalla compagnia teatrale Franco Zappalà di Palermo. Protagonista è "Zu' Martino" (interpretato da Nino Zappalà) un macellaio della Vucciria al quale viene diagnosticato un male incurabile: il morbo di Popoff. Zu' Martino ha una governante, Mariannina, la cui figlia Nannina, scopre di essere incinta dalla relazione con Nino, il garzone di bottega di Zu Martino. Una serie di divertenti personaggi si avvicendano sulla scena per i motivi più disparati: il medico che gli prescrive una cura infinita di farmaci improbabili, l'impresario funebre che gli sottopone il catalogo delle casse da morto più "belle" con uno sconto particolare perchè sta trattando direttamente con l'interessato, il commerciante di organi che gli chiede una firma a condizioni "molto vantaggiose". C'è anche chi è interessato ai suoi abiti perché tanto non gli servono più. La commedia ha temi molto attuali, nonostante sia stata scritta alla fine degli anni '60.
Conservo un ricordo molto nitido di mio nonno Egidio, nonostante siano passati quarant’anni da quando ci ha prematuramente lasciato ed io ero un bambino di appena sei anni. Ha scritto numerose commedie, romanzi e fiabe, delle quali una, il Castello dei Rospi vinse la medaglia d’oro al premio Andersen nel 1968. Lo ricordo nel suo studio, con la sua immancabile macchina per scrivere con i fogli separati dalla carta carbone. Era una persona molto allegra e divertente, imitava benissimo Totò ed era uno spasso soprattutto per un bambino come me all’epoca. Ma la cosa che ricordo con più affetto è che lui amava intrattenersi a giocare con me. Chissà quante volte l'ho interrotto mentre scriveva questa commedia, eppure non ricordo mai di avergli sentito dire: "adesso vai di là che il nonno deve lavorare"...